Tutela dei minori nei canali digitali: le nuove raccomandazioni del Garante Privacy per il settore sanitario

Tutela dei minori nei canali digitali: le nuove raccomandazioni del Garante Privacy per il settore sanitario

Il GDPR, acronimo di General Data Protection Regulation, è il regolamento europeo sulla protezione dei dati personali entrato in vigore nel 2018. Ha l’obiettivo di tutelare la privacy e la sicurezza delle informazioni personali di tutti i cittadini europei, stabilendo regole chiare su come i dati devono essere raccolti, conservati, trattati e condivisi. Nel GDPR il minore è considerato un soggetto particolarmente vulnerabile, soprattutto quando i suoi dati entrano in piattaforme digitali. Il Garante ricorda che ciò che pubblichiamo o scambiamo online non è mai innocuo: immagini, messaggi o dettagli sulla salute possono avere effetti duraturi sulla sicurezza, sulla reputazione e perfino sul benessere emotivo del bambino. Per questo, nelle realtà sanitarie che utilizzano strumenti digitali, ogni interazione non è solo comunicazione: diventa un atto di cura.

Cosa prevede il GDPR per i minori

La normativa europea è molto chiara. In Italia il consenso digitale non può essere dato dal minore sotto i 14 anni; quindi, ogni attività online che richieda un trattamento di dati deve essere autorizzata dai genitori. Dai 14 anni il ragazzo può esprimere un consenso autonomo, ma rimane comunque un soggetto da proteggere con particolare attenzione. Il livello di tutela si intensifica quando entrano in gioco dati relativi alla salute, che il GDPR considera una categoria particolarmente sensibile. Questo significa che informazioni cliniche, immagini, referti o dettagli sanitari non possono circolare su social o chat informali e non devono essere condivisi in alcun modo senza un consenso esplicito, scritto e verificabile.

I rischi più frequenti nell’uso dei social con i minori

Secondo il Garante, uno dei pericoli più sottovalutati riguarda l’uso delle immagini. Una foto pubblicata online può essere salvata, ricondivisa o estrapolata dal contesto senza che genitori e bambini se ne accorgano. Per questo, in ambito sanitario, è sempre preferibile evitare la pubblicazione di immagini riconoscibili, se non in casi davvero indispensabili e sempre con autorizzazione formale dei genitori.

Un secondo rischio frequente riguarda la gestione delle comunicazioni tramite chat come WhatsApp, Messenger o Instagram Direct. Questi strumenti, pur comodi e immediati, non offrono un livello di protezione adeguato per scambiare dati sanitari o discutere informazioni cliniche. Il Garante invita a spostare tali comunicazioni verso canali ufficiali, sicuri e tracciati.

Come devono comportarsi studi medici, pediatri e farmacie

Gli operatori sanitari sono incoraggiati a utilizzare i social solo per comunicazioni di carattere informativo o divulgativo, evitando qualsiasi riferimento diretto a minori o alle loro condizioni. È altrettanto importante utilizzare canali distinti rispetto a quelli personali, con impostazioni di privacy adeguate e aggiornate. Per le consulenze o per lo scambio di informazioni delicate, la strada corretta rimane quella dei canali istituzionali: portali sicuri, app sanitarie certificate, indirizzi e-mail protetti. La chiarezza e la coerenza nell’indicare queste regole ai genitori contribuiscono a creare un ambiente digitale più sicuro e rispettoso.

Educare famiglie e caregiver: parte integrante della cura

Il Garante suggerisce anche una serie di accorgimenti da condividere con le famiglie: controllare periodicamente le impostazioni di privacy, limitare la pubblicazione di foto dei bambini, evitare di rendere pubbliche informazioni personali come la posizione o la routine quotidiana. Questi consigli possono diventare strumenti preziosi per sensibilizzare i genitori, che spesso non hanno piena consapevolezza dei rischi digitali. Anche per questo, il ruolo dei professionisti sanitari non si esaurisce nella cura clinica. Oggi pediatri, farmacisti e operatori del settore sono punti di riferimento anche nell’educazione digitale: un orientamento semplice e autorevole può davvero contribuire alla protezione dei minori.

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